sabato 29 dicembre 2012

On Xmas Gay

E allora?
Com'è andata? Come avete passato il Natale? Siete sopravvissuti alla Grande Adunata dei Parenti? Avete dato scandalo o avete rispettato il voto di non toccare neanche un goccio di alcol, per evitare i momenti imbarazzanti? Vi siete rimpinzati fino a scoppiare? E poi vi siete pentiti di esservi rimpinzati fino a scoppiare?
Bene, perché io non ho toccato cibo! Sono rimasta a letto, isolata dal mondo, chiusa nella Bastiglia senza neanche una gemella cattiva che regnasse al mio posto. Eh, sono problemi.

giovedì 8 novembre 2012

Äkta Människor – un telefilm sui robot che affronta temi molto umani

Äkta Människor (di SVT, tra i produttori della prima versione su pellicola della trilogia Millennium di Stieg Larsson) è un telefilm svedese che rappresenta un mondo in cui uomini e donne sono affiancati, nella vita quotidiana, dagli hubot – robot creati a immagine e somiglianza dell'Uomo (androidi e ginoidi, a voler essere nerd).

giovedì 11 ottobre 2012

Who lives forever, anyway?

Sto leggendo "My Two Moms" di Zach Wahls e ieri sera sono arrivata a p. 122, dove dice:
If you were to live forever, life would become meaningless. Knowing that you have only one shot gives that attempt so much value. It's knowing that you will only see a finite number of beautiful, heartbreakingly beautiful, sunsets that gives each sunset the power to paralyze you.

lunedì 6 agosto 2012

Becks save the Queen's subject

Io credo di aver salvato una giovane vita inglese la settimana scorsa. La Regina me ne sarà grata! (Posso diventare baronetta?)
La giovane vita è di una ragazza, appunto, inglese che è venuta in Italia per fare un po' di sano... au pairing. E che è una mia quasi-omonima perché anche lei, quando si presenta, dice: «Sì, come la birra!»
Dettagli anagrafici a parte, io e lei siamo uscite un po' di volte assieme e abbiamo chiacchierato parecchio. E non so come ci siamo arrivate, ma abbiamo parlato anche di omosessualità (cosa ci vuoi fare?).

domenica 22 luglio 2012

Soltanto parole, parole, parole?

Vi chiedo scusa, lettori miei, cari e adorati. Chiedo scusa - se siete stati qui ad aspettarmi - perché non scrivo da un po' (troppo).
Non scrivo da un po' perché mi sono presa male col Citizen Post [spot: seguiteci su FB e twitter, mi raccomando!] e altri impegni extra-rete.
Uno di questi impegni mi ha portata tre giorni in montagna... non montagna-montagna, quella da scalatori, ma quella dolce da bambini e anziani in villeggiatura.

martedì 26 giugno 2012

Grazie mamma Rai! (e stavolta davvero)

Il 28 giugno sintonizzatevi su Rai Movie, e potrete dire che il vostro televisore non è mai stato così gay!
In prima, seconda e terza serata, tre film di Gus Van Sant.

Si inizia alle 21.00 con Milk, la biografia di Harvey Milk, il primo omosessuale dichiarato eletto ad una carica politica negli Stati Uniti, assassinato nel '78 assieme al sindaco di San Francisco, George Moscone. Sean Penn, per la sua interpretazione in questo film, vinse l'Oscar come miglior attore protagonista.

mercoledì 13 giugno 2012

Ma di cosa stiamo parlando?


Qualche tempo fa, su una rivista religiosa di cui non mi va di fare il nome, mi è capitato di leggere una difesa del matrimonio tradizionale, tra uomo e donna. Non mi va nemmeno di analizzare le troppe vaccate scritte, prenderò solo in considerazione una citazione di Lévi-Strauss usata a favore della loro tesi.
Siccome sulla rivista non si sono disturbati a precisare da dove la frase è stata estrapolata (oppure non sanno usare le note a piè di pagina, che ne so), io la prendo per quello che è da sola. Non venite dire a me che una frase fuori dal contesto originario può essere interpretata come si vuole, perché hanno iniziato loro! Tiè.

giovedì 24 maggio 2012

I have a dream!


Sta per aprirsi il periodo più queer dell'anno: giugno – per chi non lo sapesse – è il mese a più alta concentrazione di Gay Pride (nazionali, europei, internazionali... sapete anche il perché?) dell'anno. A Cagliari, con cognizione di causa, l'hanno chiamato Queeresima.
Quindi, per chi ha tempo e voglia, ci sarà da divertirsi (QUI ci sono alcune date italiane).
Però, in questo momento di grandi rivendicazioni e lotte per i diritti e di qualche bella soddisfazione (no, non in Italia, state tranquilli!), mi sembra che manchi una figura simbolo, un leader in cui ci si possa riconoscere. Sì, oltreoceano c'è l'unica e inimitabile Ellen, our leader!, ma è dai tempi di Harvey Milk che manca una grande figura politica.

giovedì 10 maggio 2012

Edizione straordinaria!

“There's big breaking news from the White House. This is an historic political and cultural moment in this country and the issue; gay marriage.”
Inizia così la conduttrice del notiziario ABC che annuncia il cambio di rotta del Presidente Barack Obama il quale, in un'intervista, ha detto di essere ora favorevole al matrimonio gay.
L'intervista intera andrà in onda soltanto domattina, ma twitter è in fermento già da qualche ora. E tutti i quotidiani online, anche italiani (Corriere, Repubblica, LaStampa...), hanno pubblicato il loro titolo “storico”.

Per tastare il polso alla rete, ho letto i commenti in giro. A sette mesi dalle elezioni, c'è chi accusa Obama di aver fatto questa dichiarazione per qualche voto in più; c'è chi si strappa le vesti: “Obama sei grande!” e c'è chi vorrebbe avere già 18 anni per votargli contro. Molti altri affermano che è meglio tardi che mai.

Io credo che sia un buon punto di partenza, ma se la notizia è degna di prima pagina, significa che c'è ancora moltissimo lavoro da fare.

Vorrei condividere con voi una curiosità, che definirei un po' una beffa (anche senza po'): lo sapevate che lo stato del Massachusetts ha legalizzato il matrimonio gay nel 2004, mentre era in carica, come governatore, tale Mitt Romney?

E, per finire, qualche battuta sul tema:

giovedì 12 aprile 2012

Eterolandia la domenica va in ferie

Una domenica, andando alla messa (eh sì, ci devo andare. Per buona pace dei miei, più che per cura della mia anima), – come cantava mia nonna – ho visto su un lato dell'altare un enooorme arcobaleno... di polistirolo, credo. Il mio primo pensiero è stato: non ho mai pensato che una chiesa potesse essere *così* gay.
Ma poi il prete ha spiegato che l'arcobaleno è il simbolo dell'Alleanza con Dio. E ok, ci stava:


Però nell'omelia, sul Vangelo della Trasfigurazione, il prete ha detto che San Pietro (che non era ancora San) sembrava innamorato. Di chi? Ma di Gesù! E non solo, sul monte Tabor, quel dì, c'erano solo uomini e Pietro che si pensa? Ma certo!, propone di passare la notte lì (è il famoso Vangelo delle tre tende “una per te, una per Mosè e una per Elia”). Non è tutto dannatamente gay?

Altro momento: preghiera dei fedeli. Gli adolescenti (6 o 7, tutte ragazze, in realtà) della parrocchia sono saliti all'altare per attaccare delle scritte all'arcobaleno di cui sopra. Non so bene cosa fossero quelle scritte – forse preghiere? – perché mi sono distratta... Sono stata distratta dalla camicia a quadri, dalla cintura bianca su jeans a vita bassa e dalla camminata da cowboy di unA delle adolescenti. Di nuovo, tutto *così* gay. O butch.

Infine, al momento degli avvisi, il prete ha annunciato che stavano organizzando un pullman per Milano per il 3 giugno, quando il Papa incontrerà le famiglie.
“L'iscrizione – ha aggiunto – è aperta a tutte le famiglie.”
E quando ha detto “tutte” io, credo, per la prima volta in vita mia, ho desiderato avere la mia famigliola arcobaleno con cui presentarmi sul pullman e al cospetto del Papa.

A proposito: che voi sappiate, c'è in programma qualche bella iniziativa LGBT per il 3 giugno? Magari come hanno fatto l'altr'anno a Barcellona?
Olè!



p.s. un ringraziamento dovuto alla mia amica che parla come Yoda, ma è saggia il doppio, e mi scrive i titoli quando finisco le pile. (Non è vero che ti sfrutto: guarda quanto sono tenera!)

giovedì 5 aprile 2012

Coming out ain't easy - ma divertente (a volte) sì

Mi sono accorta che finora ho raccontato solo episodi negativi o, al massimo, surreali. Per onor di cronaca, ora vi racconto qualcosa di più leggero. Ovvero, il coming out con il mio migliore amico (o quello che è).

Serata al bar, la band punk faceva altamente cagare. Oltretutto, ha iniziato a suonare che erano ormai le 23 (per farci passare l'attesa, cubra libre), quella razza di incapaci con repertorio minuscolo di tre accordi!
Oh, sia chiaro: per essere punk erano punk! Infatti, è un genere che nasce da gente che, pur non sapendo suonare, prende in mano uno strumento...


Ma forse non era questo ciò che volevate sapere. E non è nemmeno divertente.

Dunque, dopo aver ascoltato, o meglio, sopportato quasi un'ora di quel dannato gruppo, il mio amico mi fa: "Ce ne andiamo?". Io: "Torno a salutare e andiamo."
Ci avviamo a piedi, appena lontani dalla gente del locale, gli dico: "Chiaramente stasera non sono uscita per 'sta merdata di gruppo, ma perché volevo parlarti... Siccome sei il mio migliore amico, o quello che ci si avvicina di più, era da un po' che volevo dirti che i tuoi sforzi per trovarmi un moroso sono vani... Credo che se mai ci sarà qualcuno, nella mia vita, sarà una ragazza."

Risposta: "Ah."

È la sua reazione tipica. Ne ha anche un'altra è: "Aaahn." A volte le mette pure una in fila all'altra: "Ah. Aaahn."
È un oratore a cui Cicerone non è degno di legare i sandali.
Facili battute a parte. Lui ha notato che bisogna essere abbastanza in intimità per svelarsi. E io: "Sì, sei mmh... probabilmente la terza persona a cui lo dico." (Sottinteso: nella zona a rischio, ovvero entro i 10 km da casa)

Risposta: "Ah."

L'ho detto io che era tipica!
Quindi, gli chiedo di mantenere il segreto (sempre meglio specificare): "Ché, avrai notato, non viviamo in un posto in cui incontri lesbiche out&proud ad ogni angolo..."
Lui: "È vero. S'incontrano molti più gay... - pausa - e ci provano tutti con me!"
Poi mi svela che anche un ragazzo di comune conoscenza è gay. Io l'avevo solo sospettato, ma con lui ci ha provato, mi dice, perciò... ridiamo del suo sorprendente successo con gli uomini e io concludo: "Quindi, puoi trovarlo a Diego il moroso, invece che a me!"Lui: "Esatto! Basterà scambiare i vostri possibili pretendenti."

Visto? Più facile e divertente del previsto.

martedì 3 aprile 2012

That's What I Am

Una botta di autostima - e se lo dico io!
Andy: “How did you know I could do it?” 
Mr. Simon: “I didn’t. But sometimes you just need someone to tell you that you can.”
Ed Harris è Mr. Simon, un insegnante di inglese amato dai ragazzi, stimato dalla dirigente e apprezzato dai genitori, che dà insegnamenti che vanno oltre l'inglese e che apre, o ci prova, la mente dei propri studenti.
Uno di questi è Andy Nichol, protagonista e narratore del suo ottavo anno di scuola (la nostra terza media).


Il film affronta i temi del pregiudizio e della tolleranza. Parla di ragazzini crudeli e delle loro vittime, semplificando, parla di bulli e secchioni (e una pupa). Insomma, parla di esperienze che tutti, più o meno, abbiamo vissuto, anche se non negli anni '60 - perché la madre di Andy ha ragione: certe cose restano sempre uguali... cambiano solo la musica e i vestiti.

mercoledì 28 marzo 2012

I wish it could have last forever

Questo mese sono rimasta senza il mio PiCcino per più di una settimana e mi sono trovata a pensare: “Minchia, vivere senza PC dev'essere proprio una bella palla: mi è quasi venuta voglia di uscire!”
Tra le cose che ho provato a fare, in alternativa ai cazzi altrui su Twitter o FB, è stato accendere la radio. A casa mia è una condanna la radio: in hac lacrimarum vallae, per trovare un canale che si sente bene, e che non sia Radio Maria, ci vuole molto impegno. Ma col telefono ce la si fa. E così...


Una sera mi è capitato, per puro caso, di sentire alla radio una voce che non sentivo da tempo. Molto tempo. Anni. A voler essere precisi, quasi quattro. Una voce che non ero abituata a sentire per radio (a volte è difficile riconoscere qualcuno fuori dal contesto in cui l'abbiamo conosciuto), ma l'ho riconosciuta subito, con un tempo di reazione da far invidia a Bolt (il cane, chiaramente, non il centometrista!).
Ed è stato un sollievo! Ho pensato: allora, forse, se potessi risentire anche la Tua voce, che temevo d'aver dimenticato, la riconoscerei altrettanto senza esitazioni!
È razionalmente impossibile poter risentire la Tua voce, lo so bene, ma pensare che, in una piccola parte del mio cervello, della mia memoria, c'è ancora un misero neurone che reagirebbe nel riconoscerti, è bello. È consolatorio: significa non averti persa del tutto. Significa che, da qualche parte, ancora vivi...
E “voglio pensare che ancora mi ascolti e che, come allora, sorridi”.

sabato 24 marzo 2012

Due facce, una giornata


Certe giornate sono pazzesche. Ieri, ad esempio...

La mattina sono stata nel deserto. Di oasi in oasi, a seguire i fiumi sotterranei, aspettando il tramonto di Orione...
È stato uno spettacolo emozionante. Un viaggio unico nei suoni dell'acqua e del deserto. Goduto insieme a centinaia di bambini meravigliati e meravigliosi.
E poi ho visto l'anello all'anulare delle due ragazze (quelle ragazze sono donne, però va di moda dire eternamente ragazze) tanto carine e sempre sorridenti. E ho pensato: “Beate voi, beate voi...

La sera, invece, sono andata all'inferno.

Sono andata a suonare, finite le prove c'era da festeggiare un compleanno e mi sono seduta un po' a chiacchierare. Meglio, ad ascoltare le chiacchiere. Mi piace seguire discorsi random, un pezzo di quello, un pezzo di un altro, e fingere di seguirli entrambi.
La gente è andata scemando e i discorsi da seguire pure e io mi sono ritrovata in mezzo a uomini etero di tutte le età (dai 20 agli 80 anni) che parlavano di gay.
Giuro che non so come sia potuto succedere, so solo che appena ho capito che piega aveva preso il discorso ho pensato: “Merda!”
Partiti da un banale: “Meglio per noi [uomini etero]: abbiamo più possibilità.”
Siamo passati al: “A me fanno schifo due uomini. Sì, insomma... capisco due donne. Ma due uomini? Ché poi: cosa c'è di bello nel corpo di uomo? Anche le donne, cosa ci troveranno in un culo peloso... dai! Il corpo della donna è molto più bello.” Un altro: “E ci vuole anche poco!”
E io pensavo: “Basta che non chiedano a me che cosa ci trovo di bello in un uomo!”
Infine sono arrivata a sentire (dall'ottantenne, mica dal ragazzetto neofascista che non sa di cosa parla): “Eh, faceva bene Hitler a farli fuori! eheh... Mussolini li mandava al confino e Hitler gli faceva la pelle!”

Allibita.

Lo stesso ottantenne ha poi ripreso: “Perché, cazzo, Dio ci ha dato la cosa più bella - sì, dai avete capito! - e loro non...” e ha avuto il coraggio di dire anche: “Ma a me non danno fastidio, eh, basta che stiano a venti centimetri dal mio...” – e ha fatto segno con la spanna sul suo culo.

Non credevo alle mie orecchie.

Uno dei ragazzi, mostrando di saperne sull'argomento e di avere una cultura cinematografica, ha citato un film di Checco Zalone in cui lui faceva una brutta figura con il cugino gay. Davvero non avrei saputo dire di meglio!
Li ho sentiti dire che i gay sono insopportabili specialmente perché ce ne sono sempre di più! E vanno in tv e prendono i milioni per dire cagate. “Ma anche quelli della Lega vanno in tv, prendono i milioni e dicono cagate, però li votate lo stesso, eh?” – pensavo io. E, facendo di ogni erba un fascio, hanno proseguito: “Prendi Malgioglio o Platinette! Adesso c'è sempre coso lì... Vladimir Luxuria.”
Meno male che qualcuno si è accorto dell'errore: “No, ma i transessuali sono un'altra cosa... Quelli stanno sulle balle anche a me!”

Olè.

Poi un altro dei ragazzi ha assunto il ruolo di avvocato del diavolo, parlando del suo migliore amico gay e raccontando di quando ha fatto coming out. Se togliamo i “be', poverino” e i “eh ma non è colpa sua” degli etero che credono che i gay siano tutti un po' sfigati e che bisogna compatirli, non è stato un brutto momento.
Però, appena dopo, di nuovo l'oblio, quando il solito ottantenne ha detto: “E ci sono quelli che si confondono [tra gli etero], sono terribili! E le donne [lesbiche] sono delle bestie! Perché è difficilissimo riconoscerle.”

Questo dev'essere parente di Giovanardi. Non c'è altra spiegazione al numero di insulti che ha saputo sputare nell'arco di dieci minuti.

Ora vi starete chiedendo come ho fatto a trattenermi, a non riempirli di insulti. Dato che di nessuno di loro mi importa cosa pensa di me, avrei potuto, anzi, dovuto reagire. E molto probabilmente, se non ci fosse stato mio padre a portata d'orecchi, avrei reagito. Ma mio padre non sa nulla e, a venirlo a sapere così, avrebbe potuto restarci secco o avrebbe potuto cacciarmi di casa. In ogni caso, non sarebbe stato piacevole.
E così ho taciuto. È stato umiliante. E molto. Ho provato schifo e vergogna per il genere umano. Ma ho taciuto.

sabato 10 marzo 2012

BRAVE – estate 2012

Uscirà nelle sale (almeno in quelle statunitensi) quest'estate, il 22 giugno. È il tanto atteso Brave, il primo lungometraggio targato Pixar con un'eroina come protagonista assoluta.


È ufficialmente in lavorazione dal 2008, ma l'idea è addirittura del 2004! E sarebbe dovuto essere anche il primo lungometraggio Pixar diretto da una donna, Brenda Champan, ma problemi di produzione e la carenza di combattimenti, ha fatto sì che il lavoro venisse concluso con “more bows, more arrows, more bear fighting” – dice il TIME (1) – da Mark Andrews.
“Be careful what you wish for – my mother would say.
If you had the chance to change your fate, would you?
(Merida)
Un film con principesse e tornei, archi e frecce, re e regine non era nei piani della Pixar, ma se avete visto la principessa Merida...


avrete anche capito che questa non è una storia cui quelle sei parole ci fanno solitamente pensare.
Ma se la Scozia e gli scozzesi, il kilt, i capelli rossi, i tre gemelli, gli orsi, i combattimenti e le frecce non fossero ancora abbastanza per convincervi a vedere il film, vi segnalo che la voce della regina Elinor (la madre di Merida) è data dalla mitica, unica, meravigliosa, fantastica, inimitabile, stupenda (a me un dizionario, ché gli aggettivi non sono mai abbastanza!)... Emma Thompson!

(1) TIME vol. 179, No. 9 | 2012

giovedì 8 marzo 2012

Troppo etero per essere vero


Ambientazione: bar dove vado sempre.
Personaggi: io, il mio migliore amico e uno sconosciuto.

Svolgimento: avevo appena finito di suonare con il mio trio (gran bella esibizione, tra l'altro, you had to be there!) e ne stavo parlando col mio migliore amico, quand'ecco avvicinarsi uno sconosciuto che, chiaramente ubriaco e con tanto di bicchiere in mano, biascica: “Di che orchestra siete?”
“Non siamo un'orchestra, siamo un trio” – rispondo, cercando di restare seria. Ma non l'avessi mai fatto! Questo ci parte per la tangente blaterando spesso cose incomprensibili. E poi: “Vi piacciono i Led Zeppelin?”
“Sì, certo!” “Perché John Bonham è stato il miglior batterista della storia e blablabla hic blablabla... hic!”
Con un certo cinismo gli dico: “Sì, ma poi è morto.” E me la rido.
“Eh sì, ma tutti dobbiamo morire prima o dopo! Io non ho mai suonato la batteria, ma mi sarebbe piaciuto. Se mai un giorno imparerò a suonare la batteria, farò scrivere sulla gran cassa: 'tutti dobbiamo morire'!”
Io e il mio amico sorridiamo e annuiamo convinti, ma lo sconosciuto, non pago, riprende, ciondolante: “Ma io, anche se mi sarebbe piaciuto, non ho mai imparato a suonare la batteria...”
“E come mai?” Ma sì, tiriamoci la zappa sui piedi e incitiamolo a proseguire, nella sua arraffante ricerca delle parole, è pietosamente divertente.
“Perché non ho il coraggio di fare le cose che vorrei fare... i miei amici dicono che non ho le palle. Ma io ce le ho! Non in quel senso lì, però! - ... - Non ho il coraggio. Ma magari un giorno imparerò, chi lo sa?”
“Non è mai troppo tardi” – rispondo, con fare convinto.
“Sì, magari un giorno...” poi si rivolge all'improvviso (be', sì, come può agire d'improvviso un bradipo addormentato) al mio amico e, senza cambiare tono o espressione, come se fosse il seguito del discorso, gli chiede: “Ma tu sei gay?”
“No.” – a questa risposta del mio amico, l'ubriaco sconosciuto non risponde, ma se ne va, così com'era venuto, ciondolante e col bicchiere pieno a metà, scatenando in noi due risate e... sì, anche sollievo.

domenica 4 marzo 2012

Out With Dad - la nuova puntata

L'altra notte (ora italiana), è stata pubblicata la nuova puntata di Out With Dad.

Avevamo lasciato Nathan, nella puntata "Working it Out", alla ricerca del perdono di Rose, alla quale aveva fatto outing involontario, causandole problemi con la madre di Vanessa. Ora li ritroviamo ad un incontro della PFLAG Canada (Parents and Friends of Lesbians and Gays) con Johnny, amico gay di Nathan.
Si tratta di una puntata davvero speciale, perché presenta le storie di decine di persone queer che Jason Leaver, il regista, ha raccolto il giugno scorso.
È una puntata, quindi, particolarmente realistica e molto, molto toccante.

venerdì 24 febbraio 2012

Follie e Freddure 2012

È solo nelle letture disinteressate che può accadere d’imbatterti nel libro che diventa il «tuo» libro.
(Italo Calvino)
Più che in un libro, io m'imbattei, per caso, in un'autrice.

Qualcuno, l'altra sera, mi ha detto che ne parlo come mi stessi confessando da un prete... be', non ho idea di quanto sia passato dalla mia ultima confessione e non ho intenzione di tornarci, ma lo ammetto: ho molto peccato! Ciò che è male ai vostri occhi, io l'ho fatto: amo i romanzi di Fannie Flagg. E non ci posso fare nulla.

 
Ricordo quando l'ho “conosciuta” come fosse ieri. Invece, sarà passata una mezza dozzina d'anni, o qualcosa in più, da quando mia sorella portò a casa “Pane, cose e cappuccino dal fornaio di Elmwood Spring” e “Hamburger e miracoli sulle rive di Shell Beach”. Erano copie che avanzavano dalla biblioteca comunale, ma mia sorella, come tutti in famiglia, non sa buttare via nulla, tanto meno dei libri, perciò li regalò a me. A quel tempo leggevo romanzi in quantità industriale, era all'incirca il periodo in cui riuscivo a leggere gli ultimi libri di Harry Potter in meno di 24 ore. Robe che, se provassi ora, potrei usare le mie occhiaie al posto dello zaino.
Comunque... nel marasma delle letture pazze e disinteressate, quella Fannie Flagg mi colpì molto.
Aveva quasi l’impressione che tutti gli altri fossero venuti al mondo con un foglio di istruzioni per l’uso, e a lei si fossero dimenticati di darlo.
(Pane, cose e cappuccino)
L'adoro perché le piace mescolare la cronologia degli eventi, un po' come Tarantino, ma con mooolto meno sangue. Descrive i luoghi, anche i più sperduti e sfigati, in un modo che ti fa venire voglia di andarci. Ti fa sentire la nostalgia per un mondo che non c'è più... e non hai nemmeno conosciuto. Nei suoi libri c'è sempre un velo di ottimismo. Anzi, a volte ce n'è proprio a carrettate, anche se non mancano avvenimenti tristi e dolorosi, ma c'è sempre l'ironia che ti strappa una risata, o almeno un sorriso.
Mia madre morì di tubercolosi quando avevo quattro anni, e quando anche mio padre morì, a Nashville, una sera andai a dormire a casa loro e ci rimasi per sempre. In un certo senso è stato un pigiama party senza fine...
(Pomodori verdi fritti)
E, cosa non da poco, mentre leggi, ti senti... a casa.

Con queste premesse, quando scoprii che avevano tratto un film da uno dei suoi romanzi (il più famoso: “Pomodori Verdi Fritti al Caffè di Whistle Stop”), mi esaltai e ancora di più quando scoprii che la trama era (anche) a tema lesbico.
Ruth e Idgie
Chiaramente, una volta visto, il film fu un po' una delusione: ci sono più allusioni in una puntata di Rizzoli & Isles che in tutto il film, e poi dov'erano le atmosfere tipiche di Fannie? C'era qualcosa che non mi tornava.

Ora che ho recuperato il libro, posso dirlo con certezza: meglio il libro (come sempre, o quasi)!
Lì, l'amore tra Idgie e Ruth è palese, non si riduce a una scena di “guerra” col cibo. Frasi come: “vostra sorella si è presa una cotta e non voglio assolutamente che ridiate di lei”, “siamo felici che la nostra bambina si sia scelta una compagna dolce come te” o “si sentiva felice come si può essere soltanto quando ci si innamora in tempo d'estate” non lasciano molto alla fantasia. O, meglio, liberano del tutto la mia fantasia... e poi chi la ferma più?

Insomma, sono contenta di non essermi lasciata ingannare dal film e di essermi fidata della cara vecchia Fannie.
Quindi, come diceva Jim Morrison, perdonami, Padre, perché so quello che faccio.
Amen.

venerdì 10 febbraio 2012

Lost Girl

“Guardalo: trombano!” mi era sembrata una motivazione più che plausibile per guardare un telefilm.
Ora che ho guardato (ehm... di un libro direi che l'ho sfogliato) la prima stagione, devo ammettere che è vero: c'è mooolto sesso in questa serie, ma 8 (otto) puntate per finire a letto con la dottoressa? 
Boh (Bo), mi sembrano troppe!

Per chi fosse interessato offro un breve resoconto della prima stagione: Bo scopre di essere una strana creatura a 18 anni, quando uccide il suo primo ragazzo per sbaglio. In pratica, invece di succhiare il sangue come i vampiri normali, questa si nutre dell'energia delle persone, che ricava dai baci (rigorosamente con la lingua) e dal sesso.
Nella prima puntata, vediamo questa succubus (così si chiamano gli strani vampiri) uccidere di proposito un uomo per salvare una ragazza (Kenzi) da un probabile stupro. Così viene sgamata dagli altri esseri strani che abitano il mondo a insaputa degli umani. Le chiedono di scegliere se stare coi buoni O con i cattivi, lei rifiuta l'offerta e va avanti.
Da qui in poi, è tutto più complicato: diventa amica di Kenzi, va a letto con un tizio mannaro per avere l'energia necessaria senza uccidere altra gente, si caccia nei guai, flirta con la dottoressa, finisce in un triangolo per ripicca, va a letto con la dottoressa etc...

Purtroppo, non di solo sesso vive il TV series addicted! E vampiri del sesso, licantropi senza luna piena, pifferai magici e chissà che altro non sono il mio genere (mantengo come unica eccezione magica Harry Potter).
Quindi credo che mi dedicherò alla sola storyline tra la fava* perduta e la bionda copia di Hercules.
La bionda-copia e l'originale
Mi spiace per Kenzi, l'unico essere umano con più parrucche di Willwoosh: mi stava abbastanza simpatica, vi dirò.

*alla prima puntata, senza sottotitoli, invece di “fae” (nome di tutti quegli esseri strani) avevo capito “fave” (/feiv/).

domenica 29 gennaio 2012

E allora... Whip it!

Consigliato da un'amica.
Una botta di autostima – dice.
Lo devo guardare prima di subito – dico.
Detto, fatto.
Il problema è che la sua autostima si solleva facilmente. La mia, al contrario, è pronta per la pensione. Senza aver mai lavorato [a Monti non piace questo elemento].
A parte ciò, il film lo definirei "molto carino". Drew Barrymore come regista non se la cava niente male. Mi pare. Non potrei giurarvelo perché, tra Ellen Page, i sottotitoli, le regole del gioco (che ho capito ai titoli di coda, forse) e la sensazione che Maggie Mayhem mi ricordasse qualcuno, avevo troppe cose a cui badare!
La trama non è niente di eccezionale (contrasto generazionale madre-figlia, amore, sogni, fughe etc...), ma il cast, quasi tutto al femminile, non fa pesare il déjà vu, anzi.
Bliss: "I just want to tell you all that you’re my new heroes!"
Maggie: "Well, put some skates on. Be your own hero!"
Le scazzottate di Drew, poi? Sono momenti magici. E non sottovaluterei nemmeno i pantaloncini di jeans di Razor (l'allenatore): non se ne vedevano da anni!
Una cosa soltanto non mi è chiara: perché i due fidanzatini urlavano "Marco! Polo!" in un campo di grano che dirvi non so? Se qualcuno volesse illuminarmi a riguardo, gliene sarei grata.
[Edit – se anche voi vi siete chiesti la stessa cosa, ecco la risposta: Marco Polo! Grazie a Holly per la soffiata.]

Vorrei, infine ricordare, tra le curiosità, la campagna pubblicitaria. Infatti, all'epoca (2009), hanno scelto di promuovere il film così (vedi immagine a lato).


Niente da dire, per carità: nei panni di Drew, avrei usato anch'io qualsiasi scusa immaginabile... anche il marketing! Ma non sarà pubblicità ingannevole?


Ah, per inciso: ora della fine del film, ho capito chi mi ricordava Maggie...

mercoledì 25 gennaio 2012

Legge di gravitazione universale*

Qualche giorno fa, mi è capitato di leggere in un mensile, un decalogo per la navigazione sicura. Si riferiva ai genitori che, spesso, non sono abbastanza evoluti tecnologicamente per tener d'occhio i figli “nativi digitali”.

Ora vediamo questo decalogo (a mio modo di vedere, abbastanza sciocco):
  1. Utilizzare uno pseudonimo, mai il proprio nome intero.
    Già. Come su Facebook, insomma.
  2. Mai pubblicare online i propri dati personali (conto corrente, numero di telefono...).
    Se il figlio ha già il conto corrente, significa che è anche grande abbastanza per non ascoltare più i genitori e i loro consigli. Oppure è viziato, e non li ha mai ascoltati. Il risultato non cambia.
  3. Collocare il computer in una stanza frequentata dal resto della famiglia.
    Questo consiglio è un buon motivo per andare all'internet point o in qualche altro posto dove la gente si fa gli affari suoi e non ti chiede ogni 3x2 come mai stai ridendo al pc. Sì, perché, per i genitori, sembra che sia difficile capire che, quando siamo davanti allo schermo, non parliamo col computer, ma con qualcuno che sta dall'altra parte... e che quel qualcuno può essere tanto simpatico da farci ribaltare dalla sedia.
  4. Imporre limiti di tempo nell'utilizzo del pc.
    Questo è un buon punto, ma per fortuna i miei mi hanno sempre ritenuta abbastanza intelligente da sapermi gestire in libertà.
  5. Non accettare incontri nella vita reale con persone conosciute sul web.
    Un consiglio, al contrario del precedente, poco intelligente. Dimostra apertura mentale pari a zero. E paura del prossimo a mille. Ansia esagerata. E voglia di vivere nel terrore... che, a me, manca.
    Io, senza quegli incontri, non so se sarei qui. “Qui” nel senso di “ancora viva”. Senza Alice, Andrea, Marta, Veronica... dove sarei finita? Come sarei arrivata a 22 anni senza conoscere qualcuno che andasse oltre i pregiudizi?
    Quegli incontri erano (e sono) qualcosa a cui aggrapparmi, in una realtà che non mi piace(va). Un'ancora di salvezza. Una fuga, in un'altra realtà, sempre vera, ma più lontana. Una fuga dai miei genitori.
    Sì, perché alcuni incontri li ho avuti a loro insaputa. Che incosciente!, è vero, ma voi ve lo ricordate com'è sentire il brivido della libertà? Com'è pensare che, a voi, niente può andare storto? Com'è sentirsi, in un certo senso, immortali?
    Magari voi avete fumato, o bevuto, o provato droghe, all'insaputa dei genitori, per avere la stessa sensazione. O magari avete comprato un giornalino con le donne nude. O magari avete fatto sesso con qualcuno che ai vostri genitori stava proprio sul gozzo. O magari avete corso con il motorino dei vostri amici (i vostri genitori, di motorino, non ne volevano sentir parlare!), rischiando letteralmente l'osso del collo.
    E forse io sono stata fortunata, nella mia incoscienza, ma... se siamo qui, lo siamo stati un po' tutti.
  6. Non salvare la propria password su computer di cui non si ha il controllo (internet point...).
    Incosciente sì, ma proprio pirla no.
  7. Non svelare mai le proprie debolezze o confidenze ad estranei conosciuti sul web.
    Certo. E twitter l'hanno inventato per discutere di filosofia, etica e massimi sistemi.
  8. Non rispondere mai a messaggi provocatori o violenti (avvertire semmai la polizia postale).
    Certo. E internet ha avuto tanto successo perché ci annoia a morte. Se non usi l'anonimato del punto 1. per flirtare e/o litigare con chiunque (o quasi), a cosa serve, scusa?
  9. Installare dei filtri antivirus per non incappare in siti pornografici.
    Con Ubuntu non ci sono problemi: puoi visitare tutti i siti porno che vuoi, senza dover incappare in antivirus rognosi.
  10. L'amicizia non va “collezionata”, va amata.
    Quest'ultimo consiglio cosa c'entra con la navigazione sicura? Gli approfittatori e i falsi amici sono esattamente gli stessi della vita reale. Purtroppo.
Tornando a ciò che ho detto al punto 5., io iniziato la mia navigazione in solitaria ancora minorenne (avevo 14-15 anni). Negli anni, ho incontrato circa una decina di persone dal vivo. La metà, o di più, senza che i miei sapessero nulla, almeno del primo incontro.
Ho condiviso con queste persone alcune esperienze indimenticabili, momenti importanti della vita: gioiosi e felici (feste di capodanno, compleanno, laurea...), ma anche momenti terribili. Di queste persone, ho spesso conosciuto le persone più care, e le famiglie mi hanno accolto come una seconda o terza figlia.
Alcune di queste persone le conosco da oltre 7 anni. Altre da pochi mesi.
Su internet, se sei particolarmente fortunato/a, incontri persone che, come gli amici veri, non ti abbandonano più. Altrimenti, come gli “amici” veri, ti cercano solo quando hanno bisogno.
È la vita, online o offline cambia poco. La realtà virtuale non è diversa dalla realtà reale. Le persone sono sempre le solite. Fanno sempre le stesse cose, le stesse stronzate, gli stessi errori...
Il bello di internet è che hai una maschera, un nickname che ti permette di essere sincero. Un moderno Oscar Wilde direbbe: “L'uomo è tanto meno sé stesso quanto più parla in persona propria; dategli un account anonimo e vi dirà la verità.”


Vorrei dedicare questo post alla mia personalissima Squadra Speciale...
che alle Charlie's Angels je fa 'n baffo.
Loro sanno. Forse. :)


* non chiedetemi il perché del titolo. C'è l'ha. Ma è meglio che resti sconosciuto ai più.

giovedì 12 gennaio 2012

Le canzoni sono macchine del tempo

Ognuno di noi ha delle canzoni speciali. Canzoni che ci fanno tuffare nel nostro passato e risvegliano antiche emozioni e istanti dimenticati negli anfratti più bui della nostra memoria. Risvegliano fuochi che credevamo spenti. Canzoni che ci fanno ricordare esperienze che nemmeno ricordavamo d'aver vissuto.
Vi propongo perciò un viaggio nelle mie canzoni speciali. Quelle che, non appena ne riconosco l'inizio, mi portano indietro nel tempo come la DeLorean.
E questo perché, a volte, annegare (nei ricordi) non è così male.

 
Mi ricorda un giorno di quasi vent'anni fa. Ero seduta sul divano della vecchia casa. Sulla destra l'imponente mobile di legno massiccio, pieno di cassette e dei primi cd e con un bellissimo stereo nero. In piedi, mia sorella maggiore mi disse di ascoltare una cosa.
E partì la voce di Freddie Mercury. Poi gli incredibili cori gospel di Somebody to Love. Oltre a questo ricordo solo d'aver chiesto: “Ma sono tutte donne, sì?”
Vorrei almeno ricordare lo sguardo di mia sorella nel sentirmelo dire. Ah, maledetta memoria!
Michelle – The Beatles
Stessa situazione di prima: casa vecchia, divano, mobile, cassette e cd. Una sorella provava a istruirmi e io fallivo miseramente chiedendo: “Si sono sciolti perché sono tutti morti, vero?”
Alla faccia dell'innocenza infantile.

Barbie Girl e Doctor Jones – Aqua
Due canzoni che mi ricordano le elementari. Il casino. Le feste. Gli amici (praticamente tutti maschi). La Maestra di italiano giovanissima e molto gnocca. Il basket. Le gite in pullman, dove non esistevano iPod o lettori mp3, ma solo le nostre voci e i “Dai, che cantemo!” – per la gioia di autisti e maestre. Giusto per specificare: ero il tipo da ultima-fila-del-pullman.
All the things she said – t.A.T.u
Mi ricordo dello scandalo che creò il video. E la mia amica di sempre che le vide baciarsi dal vivo al Festivalbar. Mammamia! Cose dell'altro mondo! Eccitazione e scandalo. Wow. Di lì a poco l'avrebbero fatto anche Britney Spears e Madonna. Noia.
A thousand miles – Vanessa Carlton
che ho sempre associato a...
Mi è tornata sottomano o, meglio, sottocchio qualche tempo fa quando ho letto su AfterEllen di lei, uscita allo scoperto come bisessuale.
Going Under – Evanescence
Loro possono vantarsi di avermi posseduta per un po'. Agli inizi della mia contestazione adolescenziale, li ascoltavo a manetta. Da un cd che la mia solita amica di sempre mi aveva masterizzato. Faceva molto figo ascoltarli. Lo diceva la mia amica e io mi fidavo.

Dopodiché, il liceo. La maturità musicale si è impossessata di me: ho lasciato perdere i consigli della mia solita amica (che ancora oggi ascolta i Green Day e i Blink 182. Su, ditelo che ho fatto bene!). E, da allora, matrimonio fedele con i Queen. E il rock classico (che è un altro modo per dire “antico”).
Giugno '73 – Fabrizio De André
Le fughe dalla realtà. Le fughe e basta. I rifugi. Le bugie. Le illusioni. Le amiche (che ancora mi parlavano). E io dico che è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati...
Five Years – David Bowie
Le dissertazioni storiche. Le analisi dei testi. Le chiacchierate. I forum. Le poesie perdute (letteralmente: una persona si è tenuta l'unico, o quasi, libro di poesie che avevo a quel tempo!). La sua tristezza. La mia incapacità. La paura.
Hallo Spaceboy – David Bowie
Le mattine fredde. Il liceo. Lo studio. Le simulazioni. Le bestemmie. La fatica. Berlino. E il Ka-De-We. Tenersi per mano. Le ore gelide (le più calde). I professori. Le bidelle. La felicità, prima del baratro.
I'll be your mirror – Velvet Underground & Nico
La canzone più bella mi sia mai stata dedicata. Mi ricorda le ore al telefono. Le vaccate. Le chattate. Il treno. Le ferite profonde. La consapevolezza. Di momenti che non ritornano.
Poi T-Rex, The Beatles, Janis Joplin e così via...
Tutti questi nomi han fatto di me ha fatto di me una sorta d'incorruttibile. Perciò è difficile ammettere che ci sono canzoni di altri autori che possono farmi emozionare, fin quasi alle lacrime. Autori come Marco Masini, Vasco o Ligabue... un'onta alla mia reputazione!
Eppure, c'è un ricordo preciso per ciascuna canzone. Un ricordo allo stesso tempo felice e doloroso, molto doloroso, che preferisco tenere racchiuso, protetto dagli sguardi della rete.

Avrete forse notato che mancano del tutto la musica classica e la musica sacra. Una castrazione dovuta alla mia logorrea: non avreste retto anche a quelle, fidatevi! È per il vostro bene, dico davvero.

Concludo. Con una canzone che racchiude tutto quello che avete letto. Una canzone che dice: “Certe volte ho la sensazione di essere tornato ai vecchi tempi, molto tempo fa. Quando eravamo ragazzi, quando eravamo giovani, tutto sembrava così perfetto. Sai?
I giorni erano senza fine; eravamo pazzi, eravamo giovani! Il sole splendeva sempre e vivevamo solo per divertirci.”

venerdì 6 gennaio 2012

The door to dreams was closed

Sempre per la legge "se cerchi qualcosa in camera tua troverai di tutto, tranne quello che cerchi", ho trovato un foglio databile, secondo alcuni studi compiuti sui diversi strati di polvere rinvenuta sullo stesso, tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, con una lista di cose che avrei dovuto fare/comprare una volta avuto uno stipendio.
Premesso che non ricordavo nemmeno di aver scritto quella lista, ho scoperto -- con somma gioia! -- che tre cose su quattro le ho realizzate, da quando ho avuto il lavoro, in meno di due anni.
Il quarto punto resterà irrisolto ancora a lungo, temo finché non cambierò casa! O così mi disse mia madre quando le accennai al fatto che avrei voluto farmi un tatuaggio... ops.
Comunque, siccome c'è qualcuno che ci tiene ai miei sogni, ho di recente iniziato a scrivere una "life list" (la lista delle cose da fare prima di morire, insomma) e poi anche i propositi per il 2012. Chiaramente alcune voci coincidono. Allora, intanto, vediamo cos'ho intenzione di fare in quest'anno iniziato davvero bene:
  1. andare a un concerto di Elio e le storie tese (ho i biglietti in camera! Finalmente!!)
  2. rivedere una persona che non vedo da anni (per pigrizia e per paura)
  3. fare qualche altro coming out (ad esempio, il mio migliore amico potrebbe essere un inizio)
  4. andare alla mostra della Pixar prima che chiuda
  5. andare a trovare un'olandesina con 8 metri di gambe (se poi sono 7 e qualcosa, mi accontento, eh!)
Last but not least. Il proposito dei propositi: godersela finché dura!

Buon 2012, gente! 



(1) citazione del titolo da "Time" di David Bowie