mercoledì 28 marzo 2012

I wish it could have last forever

Questo mese sono rimasta senza il mio PiCcino per più di una settimana e mi sono trovata a pensare: “Minchia, vivere senza PC dev'essere proprio una bella palla: mi è quasi venuta voglia di uscire!”
Tra le cose che ho provato a fare, in alternativa ai cazzi altrui su Twitter o FB, è stato accendere la radio. A casa mia è una condanna la radio: in hac lacrimarum vallae, per trovare un canale che si sente bene, e che non sia Radio Maria, ci vuole molto impegno. Ma col telefono ce la si fa. E così...


Una sera mi è capitato, per puro caso, di sentire alla radio una voce che non sentivo da tempo. Molto tempo. Anni. A voler essere precisi, quasi quattro. Una voce che non ero abituata a sentire per radio (a volte è difficile riconoscere qualcuno fuori dal contesto in cui l'abbiamo conosciuto), ma l'ho riconosciuta subito, con un tempo di reazione da far invidia a Bolt (il cane, chiaramente, non il centometrista!).
Ed è stato un sollievo! Ho pensato: allora, forse, se potessi risentire anche la Tua voce, che temevo d'aver dimenticato, la riconoscerei altrettanto senza esitazioni!
È razionalmente impossibile poter risentire la Tua voce, lo so bene, ma pensare che, in una piccola parte del mio cervello, della mia memoria, c'è ancora un misero neurone che reagirebbe nel riconoscerti, è bello. È consolatorio: significa non averti persa del tutto. Significa che, da qualche parte, ancora vivi...
E “voglio pensare che ancora mi ascolti e che, come allora, sorridi”.

sabato 24 marzo 2012

Due facce, una giornata


Certe giornate sono pazzesche. Ieri, ad esempio...

La mattina sono stata nel deserto. Di oasi in oasi, a seguire i fiumi sotterranei, aspettando il tramonto di Orione...
È stato uno spettacolo emozionante. Un viaggio unico nei suoni dell'acqua e del deserto. Goduto insieme a centinaia di bambini meravigliati e meravigliosi.
E poi ho visto l'anello all'anulare delle due ragazze (quelle ragazze sono donne, però va di moda dire eternamente ragazze) tanto carine e sempre sorridenti. E ho pensato: “Beate voi, beate voi...

La sera, invece, sono andata all'inferno.

Sono andata a suonare, finite le prove c'era da festeggiare un compleanno e mi sono seduta un po' a chiacchierare. Meglio, ad ascoltare le chiacchiere. Mi piace seguire discorsi random, un pezzo di quello, un pezzo di un altro, e fingere di seguirli entrambi.
La gente è andata scemando e i discorsi da seguire pure e io mi sono ritrovata in mezzo a uomini etero di tutte le età (dai 20 agli 80 anni) che parlavano di gay.
Giuro che non so come sia potuto succedere, so solo che appena ho capito che piega aveva preso il discorso ho pensato: “Merda!”
Partiti da un banale: “Meglio per noi [uomini etero]: abbiamo più possibilità.”
Siamo passati al: “A me fanno schifo due uomini. Sì, insomma... capisco due donne. Ma due uomini? Ché poi: cosa c'è di bello nel corpo di uomo? Anche le donne, cosa ci troveranno in un culo peloso... dai! Il corpo della donna è molto più bello.” Un altro: “E ci vuole anche poco!”
E io pensavo: “Basta che non chiedano a me che cosa ci trovo di bello in un uomo!”
Infine sono arrivata a sentire (dall'ottantenne, mica dal ragazzetto neofascista che non sa di cosa parla): “Eh, faceva bene Hitler a farli fuori! eheh... Mussolini li mandava al confino e Hitler gli faceva la pelle!”

Allibita.

Lo stesso ottantenne ha poi ripreso: “Perché, cazzo, Dio ci ha dato la cosa più bella - sì, dai avete capito! - e loro non...” e ha avuto il coraggio di dire anche: “Ma a me non danno fastidio, eh, basta che stiano a venti centimetri dal mio...” – e ha fatto segno con la spanna sul suo culo.

Non credevo alle mie orecchie.

Uno dei ragazzi, mostrando di saperne sull'argomento e di avere una cultura cinematografica, ha citato un film di Checco Zalone in cui lui faceva una brutta figura con il cugino gay. Davvero non avrei saputo dire di meglio!
Li ho sentiti dire che i gay sono insopportabili specialmente perché ce ne sono sempre di più! E vanno in tv e prendono i milioni per dire cagate. “Ma anche quelli della Lega vanno in tv, prendono i milioni e dicono cagate, però li votate lo stesso, eh?” – pensavo io. E, facendo di ogni erba un fascio, hanno proseguito: “Prendi Malgioglio o Platinette! Adesso c'è sempre coso lì... Vladimir Luxuria.”
Meno male che qualcuno si è accorto dell'errore: “No, ma i transessuali sono un'altra cosa... Quelli stanno sulle balle anche a me!”

Olè.

Poi un altro dei ragazzi ha assunto il ruolo di avvocato del diavolo, parlando del suo migliore amico gay e raccontando di quando ha fatto coming out. Se togliamo i “be', poverino” e i “eh ma non è colpa sua” degli etero che credono che i gay siano tutti un po' sfigati e che bisogna compatirli, non è stato un brutto momento.
Però, appena dopo, di nuovo l'oblio, quando il solito ottantenne ha detto: “E ci sono quelli che si confondono [tra gli etero], sono terribili! E le donne [lesbiche] sono delle bestie! Perché è difficilissimo riconoscerle.”

Questo dev'essere parente di Giovanardi. Non c'è altra spiegazione al numero di insulti che ha saputo sputare nell'arco di dieci minuti.

Ora vi starete chiedendo come ho fatto a trattenermi, a non riempirli di insulti. Dato che di nessuno di loro mi importa cosa pensa di me, avrei potuto, anzi, dovuto reagire. E molto probabilmente, se non ci fosse stato mio padre a portata d'orecchi, avrei reagito. Ma mio padre non sa nulla e, a venirlo a sapere così, avrebbe potuto restarci secco o avrebbe potuto cacciarmi di casa. In ogni caso, non sarebbe stato piacevole.
E così ho taciuto. È stato umiliante. E molto. Ho provato schifo e vergogna per il genere umano. Ma ho taciuto.

sabato 10 marzo 2012

BRAVE – estate 2012

Uscirà nelle sale (almeno in quelle statunitensi) quest'estate, il 22 giugno. È il tanto atteso Brave, il primo lungometraggio targato Pixar con un'eroina come protagonista assoluta.


È ufficialmente in lavorazione dal 2008, ma l'idea è addirittura del 2004! E sarebbe dovuto essere anche il primo lungometraggio Pixar diretto da una donna, Brenda Champan, ma problemi di produzione e la carenza di combattimenti, ha fatto sì che il lavoro venisse concluso con “more bows, more arrows, more bear fighting” – dice il TIME (1) – da Mark Andrews.
“Be careful what you wish for – my mother would say.
If you had the chance to change your fate, would you?
(Merida)
Un film con principesse e tornei, archi e frecce, re e regine non era nei piani della Pixar, ma se avete visto la principessa Merida...


avrete anche capito che questa non è una storia cui quelle sei parole ci fanno solitamente pensare.
Ma se la Scozia e gli scozzesi, il kilt, i capelli rossi, i tre gemelli, gli orsi, i combattimenti e le frecce non fossero ancora abbastanza per convincervi a vedere il film, vi segnalo che la voce della regina Elinor (la madre di Merida) è data dalla mitica, unica, meravigliosa, fantastica, inimitabile, stupenda (a me un dizionario, ché gli aggettivi non sono mai abbastanza!)... Emma Thompson!

(1) TIME vol. 179, No. 9 | 2012

giovedì 8 marzo 2012

Troppo etero per essere vero


Ambientazione: bar dove vado sempre.
Personaggi: io, il mio migliore amico e uno sconosciuto.

Svolgimento: avevo appena finito di suonare con il mio trio (gran bella esibizione, tra l'altro, you had to be there!) e ne stavo parlando col mio migliore amico, quand'ecco avvicinarsi uno sconosciuto che, chiaramente ubriaco e con tanto di bicchiere in mano, biascica: “Di che orchestra siete?”
“Non siamo un'orchestra, siamo un trio” – rispondo, cercando di restare seria. Ma non l'avessi mai fatto! Questo ci parte per la tangente blaterando spesso cose incomprensibili. E poi: “Vi piacciono i Led Zeppelin?”
“Sì, certo!” “Perché John Bonham è stato il miglior batterista della storia e blablabla hic blablabla... hic!”
Con un certo cinismo gli dico: “Sì, ma poi è morto.” E me la rido.
“Eh sì, ma tutti dobbiamo morire prima o dopo! Io non ho mai suonato la batteria, ma mi sarebbe piaciuto. Se mai un giorno imparerò a suonare la batteria, farò scrivere sulla gran cassa: 'tutti dobbiamo morire'!”
Io e il mio amico sorridiamo e annuiamo convinti, ma lo sconosciuto, non pago, riprende, ciondolante: “Ma io, anche se mi sarebbe piaciuto, non ho mai imparato a suonare la batteria...”
“E come mai?” Ma sì, tiriamoci la zappa sui piedi e incitiamolo a proseguire, nella sua arraffante ricerca delle parole, è pietosamente divertente.
“Perché non ho il coraggio di fare le cose che vorrei fare... i miei amici dicono che non ho le palle. Ma io ce le ho! Non in quel senso lì, però! - ... - Non ho il coraggio. Ma magari un giorno imparerò, chi lo sa?”
“Non è mai troppo tardi” – rispondo, con fare convinto.
“Sì, magari un giorno...” poi si rivolge all'improvviso (be', sì, come può agire d'improvviso un bradipo addormentato) al mio amico e, senza cambiare tono o espressione, come se fosse il seguito del discorso, gli chiede: “Ma tu sei gay?”
“No.” – a questa risposta del mio amico, l'ubriaco sconosciuto non risponde, ma se ne va, così com'era venuto, ciondolante e col bicchiere pieno a metà, scatenando in noi due risate e... sì, anche sollievo.

domenica 4 marzo 2012

Out With Dad - la nuova puntata

L'altra notte (ora italiana), è stata pubblicata la nuova puntata di Out With Dad.

Avevamo lasciato Nathan, nella puntata "Working it Out", alla ricerca del perdono di Rose, alla quale aveva fatto outing involontario, causandole problemi con la madre di Vanessa. Ora li ritroviamo ad un incontro della PFLAG Canada (Parents and Friends of Lesbians and Gays) con Johnny, amico gay di Nathan.
Si tratta di una puntata davvero speciale, perché presenta le storie di decine di persone queer che Jason Leaver, il regista, ha raccolto il giugno scorso.
È una puntata, quindi, particolarmente realistica e molto, molto toccante.