Il 5 e il 6 giugno sono stati per me una montagna russa di emozioni
(e so che sarò sconclusionata nel raccontarle, ma portate pazienza).
Tutto è iniziato venerdì 5, quando ho partecipato a una conferenza
intitolata “Rappresentare il Mondo LGBT” con Chiara
Reali, Francesca Vecchioni, Fulvio Zendrini, Franco Grillini e Stuart
Milk (attivista americano e nipote di QUEL Milk, Harvey). Tra i messaggi più
importanti, sicuramente la raccomandazione a stimolare i media
tradizionali, a richiamarli, a far sapere loro che il tema LGBT è caro a
molti, che vogliamo leggere di questi argomenti, ma solo se li
affrontano in modo corretto. E il messaggio finale di Stuart: se siete
contro l'omofobia, combattete anche contro il razzismo. Se non vi piace
che i bulli se la prendano coi ragazzini LGBT, indignatevi anche per le
discriminazioni contro le donne e così via. Perché quando le minoranze
si uniscono, diventano maggioranza.
Esaltata dal discorso di
Stuart e dopo aver accompagnato Chiara in stazione, sono "tornata al mio
paese", dove si stava tenendo un'agghiacciante conferenza contro
l'ideologia gender. Non consiglio l'esperienza, in particolare dopo aver
conosciuto Stuart Milk. Qui il messaggio che mi ha colpito di più è
stato: "I gay vogliono farci credere che la famiglia sia ovunque c'è
amore, ma non è vero". E il tizio - di cui purtroppo non so il nome - si
è prodigato a spiegare che se lui un giorno non dovesse più voler bene a
sua moglie, la famiglia sarebbe sempre una famiglia. Non si può basare
tutto sull'amore, dice lui. E questo spiega i matrimoni infelici, in cui
spesso la donna ha la peggio, dico io. Il voler stare insieme anche
quando non c'è più niente a tenere unita una coppia a me non sembra il
posto ideale dove crescere dei figli, non mi sembra quella una famiglia
modello, ecco.
Dopo 10 minuti di stronzate colossali, in un teatro silenzioso come neanche a messa, me ne sono andata. Nauseata.
Sabato poi mi sono ripresa partecipando per la prima volta (la terza per Verona, dopo il '95 e il 2001) a
un vero e proprio Pride. È stata un'esperienza FAVOLOSAH. C'era
moltissima gente, i dati ufficiali parlano di 5.000 persone provenienti
da Verona e da tutto il nordest.
A parte il divertimento nel
cantare Cicale di Heather Parisi con altre centinaia di persone e del
fare festa insieme, il Pride aveva anche un significato profondo per me e
per i miei concittadini. Il Pride è un'esperienza unica per una persona
LGBT, specialmente in un mondo omo-bi-transfobico e molto cattolico
come Verona.
Vivere in una città omofoba significa sapere con
quali persone puoi parlare liberamente con quali invece è meglio stare
zitti. Significa sapere quando si può essere affettuosi col proprio
partner e quando invece è meglio far finta di non conoscersi nemmeno.
Significa imparare a non vergognarsi di se stessi anche quando tutti
attorno a te dicono il contrario.
Perciò l'orgoglio che mostriamo
nei Pride non è l'orgoglio nietzschiano, sfrenato e inesorabile, ma un
orgoglio che dice "per una volta posso baciare il/la partner senza
rischiare un'aggressione". Orgoglio che dice "per una volta posso essere
me stesso/a senza paura". Orgoglio che dice "molte di queste persone
sono come me e le altre, pur diverse da me, mi accettano per quello che
sono".
Per una volta, in centro a Verona, ho visto coppie
omosessuali tenersi per mano con quell'orgoglio e non col terrore, ed è
stato bellissimo.
Bellissimo è anche il fatto che nel Pride si
rovescino i ruoli: per una volta, tutti danno per scontato che tutti
siano LGBT fino a prova contraria. L'eteronormatività se ne va in
vacanza per un giorno.
Questo non significa che non apprezzi la
presenza degli alleati etero e cisgender - che erano molti - al Pride.
Anzi. Ma è bello, per una volta, che tocchi a loro correggere le
presunzioni errate.
Infine, è stato bellissimo sentirsi dire, in
una piazza Bra gremita: "I'm here to recruit you" da un Milk, anche se
non era Harvey. Stuart ha poi concluso ricordando la manifestazione di
Forza Nuova, Christus Rex e compagnia (affluenza: 100 persone), che era
in corso all'Arsenale e ha detto: "L'altra manifestazione si chiama
Family Pride, ma sappiate che il vero Family Pride è questo! Questa è la
vera famiglia umana!"