giovedì 12 aprile 2012

Eterolandia la domenica va in ferie

Una domenica, andando alla messa (eh sì, ci devo andare. Per buona pace dei miei, più che per cura della mia anima), – come cantava mia nonna – ho visto su un lato dell'altare un enooorme arcobaleno... di polistirolo, credo. Il mio primo pensiero è stato: non ho mai pensato che una chiesa potesse essere *così* gay.
Ma poi il prete ha spiegato che l'arcobaleno è il simbolo dell'Alleanza con Dio. E ok, ci stava:


Però nell'omelia, sul Vangelo della Trasfigurazione, il prete ha detto che San Pietro (che non era ancora San) sembrava innamorato. Di chi? Ma di Gesù! E non solo, sul monte Tabor, quel dì, c'erano solo uomini e Pietro che si pensa? Ma certo!, propone di passare la notte lì (è il famoso Vangelo delle tre tende “una per te, una per Mosè e una per Elia”). Non è tutto dannatamente gay?

Altro momento: preghiera dei fedeli. Gli adolescenti (6 o 7, tutte ragazze, in realtà) della parrocchia sono saliti all'altare per attaccare delle scritte all'arcobaleno di cui sopra. Non so bene cosa fossero quelle scritte – forse preghiere? – perché mi sono distratta... Sono stata distratta dalla camicia a quadri, dalla cintura bianca su jeans a vita bassa e dalla camminata da cowboy di unA delle adolescenti. Di nuovo, tutto *così* gay. O butch.

Infine, al momento degli avvisi, il prete ha annunciato che stavano organizzando un pullman per Milano per il 3 giugno, quando il Papa incontrerà le famiglie.
“L'iscrizione – ha aggiunto – è aperta a tutte le famiglie.”
E quando ha detto “tutte” io, credo, per la prima volta in vita mia, ho desiderato avere la mia famigliola arcobaleno con cui presentarmi sul pullman e al cospetto del Papa.

A proposito: che voi sappiate, c'è in programma qualche bella iniziativa LGBT per il 3 giugno? Magari come hanno fatto l'altr'anno a Barcellona?
Olè!



p.s. un ringraziamento dovuto alla mia amica che parla come Yoda, ma è saggia il doppio, e mi scrive i titoli quando finisco le pile. (Non è vero che ti sfrutto: guarda quanto sono tenera!)

giovedì 5 aprile 2012

Coming out ain't easy - ma divertente (a volte) sì

Mi sono accorta che finora ho raccontato solo episodi negativi o, al massimo, surreali. Per onor di cronaca, ora vi racconto qualcosa di più leggero. Ovvero, il coming out con il mio migliore amico (o quello che è).

Serata al bar, la band punk faceva altamente cagare. Oltretutto, ha iniziato a suonare che erano ormai le 23 (per farci passare l'attesa, cubra libre), quella razza di incapaci con repertorio minuscolo di tre accordi!
Oh, sia chiaro: per essere punk erano punk! Infatti, è un genere che nasce da gente che, pur non sapendo suonare, prende in mano uno strumento...


Ma forse non era questo ciò che volevate sapere. E non è nemmeno divertente.

Dunque, dopo aver ascoltato, o meglio, sopportato quasi un'ora di quel dannato gruppo, il mio amico mi fa: "Ce ne andiamo?". Io: "Torno a salutare e andiamo."
Ci avviamo a piedi, appena lontani dalla gente del locale, gli dico: "Chiaramente stasera non sono uscita per 'sta merdata di gruppo, ma perché volevo parlarti... Siccome sei il mio migliore amico, o quello che ci si avvicina di più, era da un po' che volevo dirti che i tuoi sforzi per trovarmi un moroso sono vani... Credo che se mai ci sarà qualcuno, nella mia vita, sarà una ragazza."

Risposta: "Ah."

È la sua reazione tipica. Ne ha anche un'altra è: "Aaahn." A volte le mette pure una in fila all'altra: "Ah. Aaahn."
È un oratore a cui Cicerone non è degno di legare i sandali.
Facili battute a parte. Lui ha notato che bisogna essere abbastanza in intimità per svelarsi. E io: "Sì, sei mmh... probabilmente la terza persona a cui lo dico." (Sottinteso: nella zona a rischio, ovvero entro i 10 km da casa)

Risposta: "Ah."

L'ho detto io che era tipica!
Quindi, gli chiedo di mantenere il segreto (sempre meglio specificare): "Ché, avrai notato, non viviamo in un posto in cui incontri lesbiche out&proud ad ogni angolo..."
Lui: "È vero. S'incontrano molti più gay... - pausa - e ci provano tutti con me!"
Poi mi svela che anche un ragazzo di comune conoscenza è gay. Io l'avevo solo sospettato, ma con lui ci ha provato, mi dice, perciò... ridiamo del suo sorprendente successo con gli uomini e io concludo: "Quindi, puoi trovarlo a Diego il moroso, invece che a me!"Lui: "Esatto! Basterà scambiare i vostri possibili pretendenti."

Visto? Più facile e divertente del previsto.

martedì 3 aprile 2012

That's What I Am

Una botta di autostima - e se lo dico io!
Andy: “How did you know I could do it?” 
Mr. Simon: “I didn’t. But sometimes you just need someone to tell you that you can.”
Ed Harris è Mr. Simon, un insegnante di inglese amato dai ragazzi, stimato dalla dirigente e apprezzato dai genitori, che dà insegnamenti che vanno oltre l'inglese e che apre, o ci prova, la mente dei propri studenti.
Uno di questi è Andy Nichol, protagonista e narratore del suo ottavo anno di scuola (la nostra terza media).


Il film affronta i temi del pregiudizio e della tolleranza. Parla di ragazzini crudeli e delle loro vittime, semplificando, parla di bulli e secchioni (e una pupa). Insomma, parla di esperienze che tutti, più o meno, abbiamo vissuto, anche se non negli anni '60 - perché la madre di Andy ha ragione: certe cose restano sempre uguali... cambiano solo la musica e i vestiti.