domenica 29 gennaio 2012

E allora... Whip it!

Consigliato da un'amica.
Una botta di autostima – dice.
Lo devo guardare prima di subito – dico.
Detto, fatto.
Il problema è che la sua autostima si solleva facilmente. La mia, al contrario, è pronta per la pensione. Senza aver mai lavorato [a Monti non piace questo elemento].
A parte ciò, il film lo definirei "molto carino". Drew Barrymore come regista non se la cava niente male. Mi pare. Non potrei giurarvelo perché, tra Ellen Page, i sottotitoli, le regole del gioco (che ho capito ai titoli di coda, forse) e la sensazione che Maggie Mayhem mi ricordasse qualcuno, avevo troppe cose a cui badare!
La trama non è niente di eccezionale (contrasto generazionale madre-figlia, amore, sogni, fughe etc...), ma il cast, quasi tutto al femminile, non fa pesare il déjà vu, anzi.
Bliss: "I just want to tell you all that you’re my new heroes!"
Maggie: "Well, put some skates on. Be your own hero!"
Le scazzottate di Drew, poi? Sono momenti magici. E non sottovaluterei nemmeno i pantaloncini di jeans di Razor (l'allenatore): non se ne vedevano da anni!
Una cosa soltanto non mi è chiara: perché i due fidanzatini urlavano "Marco! Polo!" in un campo di grano che dirvi non so? Se qualcuno volesse illuminarmi a riguardo, gliene sarei grata.
[Edit – se anche voi vi siete chiesti la stessa cosa, ecco la risposta: Marco Polo! Grazie a Holly per la soffiata.]

Vorrei, infine ricordare, tra le curiosità, la campagna pubblicitaria. Infatti, all'epoca (2009), hanno scelto di promuovere il film così (vedi immagine a lato).


Niente da dire, per carità: nei panni di Drew, avrei usato anch'io qualsiasi scusa immaginabile... anche il marketing! Ma non sarà pubblicità ingannevole?


Ah, per inciso: ora della fine del film, ho capito chi mi ricordava Maggie...

mercoledì 25 gennaio 2012

Legge di gravitazione universale*

Qualche giorno fa, mi è capitato di leggere in un mensile, un decalogo per la navigazione sicura. Si riferiva ai genitori che, spesso, non sono abbastanza evoluti tecnologicamente per tener d'occhio i figli “nativi digitali”.

Ora vediamo questo decalogo (a mio modo di vedere, abbastanza sciocco):
  1. Utilizzare uno pseudonimo, mai il proprio nome intero.
    Già. Come su Facebook, insomma.
  2. Mai pubblicare online i propri dati personali (conto corrente, numero di telefono...).
    Se il figlio ha già il conto corrente, significa che è anche grande abbastanza per non ascoltare più i genitori e i loro consigli. Oppure è viziato, e non li ha mai ascoltati. Il risultato non cambia.
  3. Collocare il computer in una stanza frequentata dal resto della famiglia.
    Questo consiglio è un buon motivo per andare all'internet point o in qualche altro posto dove la gente si fa gli affari suoi e non ti chiede ogni 3x2 come mai stai ridendo al pc. Sì, perché, per i genitori, sembra che sia difficile capire che, quando siamo davanti allo schermo, non parliamo col computer, ma con qualcuno che sta dall'altra parte... e che quel qualcuno può essere tanto simpatico da farci ribaltare dalla sedia.
  4. Imporre limiti di tempo nell'utilizzo del pc.
    Questo è un buon punto, ma per fortuna i miei mi hanno sempre ritenuta abbastanza intelligente da sapermi gestire in libertà.
  5. Non accettare incontri nella vita reale con persone conosciute sul web.
    Un consiglio, al contrario del precedente, poco intelligente. Dimostra apertura mentale pari a zero. E paura del prossimo a mille. Ansia esagerata. E voglia di vivere nel terrore... che, a me, manca.
    Io, senza quegli incontri, non so se sarei qui. “Qui” nel senso di “ancora viva”. Senza Alice, Andrea, Marta, Veronica... dove sarei finita? Come sarei arrivata a 22 anni senza conoscere qualcuno che andasse oltre i pregiudizi?
    Quegli incontri erano (e sono) qualcosa a cui aggrapparmi, in una realtà che non mi piace(va). Un'ancora di salvezza. Una fuga, in un'altra realtà, sempre vera, ma più lontana. Una fuga dai miei genitori.
    Sì, perché alcuni incontri li ho avuti a loro insaputa. Che incosciente!, è vero, ma voi ve lo ricordate com'è sentire il brivido della libertà? Com'è pensare che, a voi, niente può andare storto? Com'è sentirsi, in un certo senso, immortali?
    Magari voi avete fumato, o bevuto, o provato droghe, all'insaputa dei genitori, per avere la stessa sensazione. O magari avete comprato un giornalino con le donne nude. O magari avete fatto sesso con qualcuno che ai vostri genitori stava proprio sul gozzo. O magari avete corso con il motorino dei vostri amici (i vostri genitori, di motorino, non ne volevano sentir parlare!), rischiando letteralmente l'osso del collo.
    E forse io sono stata fortunata, nella mia incoscienza, ma... se siamo qui, lo siamo stati un po' tutti.
  6. Non salvare la propria password su computer di cui non si ha il controllo (internet point...).
    Incosciente sì, ma proprio pirla no.
  7. Non svelare mai le proprie debolezze o confidenze ad estranei conosciuti sul web.
    Certo. E twitter l'hanno inventato per discutere di filosofia, etica e massimi sistemi.
  8. Non rispondere mai a messaggi provocatori o violenti (avvertire semmai la polizia postale).
    Certo. E internet ha avuto tanto successo perché ci annoia a morte. Se non usi l'anonimato del punto 1. per flirtare e/o litigare con chiunque (o quasi), a cosa serve, scusa?
  9. Installare dei filtri antivirus per non incappare in siti pornografici.
    Con Ubuntu non ci sono problemi: puoi visitare tutti i siti porno che vuoi, senza dover incappare in antivirus rognosi.
  10. L'amicizia non va “collezionata”, va amata.
    Quest'ultimo consiglio cosa c'entra con la navigazione sicura? Gli approfittatori e i falsi amici sono esattamente gli stessi della vita reale. Purtroppo.
Tornando a ciò che ho detto al punto 5., io iniziato la mia navigazione in solitaria ancora minorenne (avevo 14-15 anni). Negli anni, ho incontrato circa una decina di persone dal vivo. La metà, o di più, senza che i miei sapessero nulla, almeno del primo incontro.
Ho condiviso con queste persone alcune esperienze indimenticabili, momenti importanti della vita: gioiosi e felici (feste di capodanno, compleanno, laurea...), ma anche momenti terribili. Di queste persone, ho spesso conosciuto le persone più care, e le famiglie mi hanno accolto come una seconda o terza figlia.
Alcune di queste persone le conosco da oltre 7 anni. Altre da pochi mesi.
Su internet, se sei particolarmente fortunato/a, incontri persone che, come gli amici veri, non ti abbandonano più. Altrimenti, come gli “amici” veri, ti cercano solo quando hanno bisogno.
È la vita, online o offline cambia poco. La realtà virtuale non è diversa dalla realtà reale. Le persone sono sempre le solite. Fanno sempre le stesse cose, le stesse stronzate, gli stessi errori...
Il bello di internet è che hai una maschera, un nickname che ti permette di essere sincero. Un moderno Oscar Wilde direbbe: “L'uomo è tanto meno sé stesso quanto più parla in persona propria; dategli un account anonimo e vi dirà la verità.”


Vorrei dedicare questo post alla mia personalissima Squadra Speciale...
che alle Charlie's Angels je fa 'n baffo.
Loro sanno. Forse. :)


* non chiedetemi il perché del titolo. C'è l'ha. Ma è meglio che resti sconosciuto ai più.

giovedì 12 gennaio 2012

Le canzoni sono macchine del tempo

Ognuno di noi ha delle canzoni speciali. Canzoni che ci fanno tuffare nel nostro passato e risvegliano antiche emozioni e istanti dimenticati negli anfratti più bui della nostra memoria. Risvegliano fuochi che credevamo spenti. Canzoni che ci fanno ricordare esperienze che nemmeno ricordavamo d'aver vissuto.
Vi propongo perciò un viaggio nelle mie canzoni speciali. Quelle che, non appena ne riconosco l'inizio, mi portano indietro nel tempo come la DeLorean.
E questo perché, a volte, annegare (nei ricordi) non è così male.

 
Mi ricorda un giorno di quasi vent'anni fa. Ero seduta sul divano della vecchia casa. Sulla destra l'imponente mobile di legno massiccio, pieno di cassette e dei primi cd e con un bellissimo stereo nero. In piedi, mia sorella maggiore mi disse di ascoltare una cosa.
E partì la voce di Freddie Mercury. Poi gli incredibili cori gospel di Somebody to Love. Oltre a questo ricordo solo d'aver chiesto: “Ma sono tutte donne, sì?”
Vorrei almeno ricordare lo sguardo di mia sorella nel sentirmelo dire. Ah, maledetta memoria!
Michelle – The Beatles
Stessa situazione di prima: casa vecchia, divano, mobile, cassette e cd. Una sorella provava a istruirmi e io fallivo miseramente chiedendo: “Si sono sciolti perché sono tutti morti, vero?”
Alla faccia dell'innocenza infantile.

Barbie Girl e Doctor Jones – Aqua
Due canzoni che mi ricordano le elementari. Il casino. Le feste. Gli amici (praticamente tutti maschi). La Maestra di italiano giovanissima e molto gnocca. Il basket. Le gite in pullman, dove non esistevano iPod o lettori mp3, ma solo le nostre voci e i “Dai, che cantemo!” – per la gioia di autisti e maestre. Giusto per specificare: ero il tipo da ultima-fila-del-pullman.
All the things she said – t.A.T.u
Mi ricordo dello scandalo che creò il video. E la mia amica di sempre che le vide baciarsi dal vivo al Festivalbar. Mammamia! Cose dell'altro mondo! Eccitazione e scandalo. Wow. Di lì a poco l'avrebbero fatto anche Britney Spears e Madonna. Noia.
A thousand miles – Vanessa Carlton
che ho sempre associato a...
Mi è tornata sottomano o, meglio, sottocchio qualche tempo fa quando ho letto su AfterEllen di lei, uscita allo scoperto come bisessuale.
Going Under – Evanescence
Loro possono vantarsi di avermi posseduta per un po'. Agli inizi della mia contestazione adolescenziale, li ascoltavo a manetta. Da un cd che la mia solita amica di sempre mi aveva masterizzato. Faceva molto figo ascoltarli. Lo diceva la mia amica e io mi fidavo.

Dopodiché, il liceo. La maturità musicale si è impossessata di me: ho lasciato perdere i consigli della mia solita amica (che ancora oggi ascolta i Green Day e i Blink 182. Su, ditelo che ho fatto bene!). E, da allora, matrimonio fedele con i Queen. E il rock classico (che è un altro modo per dire “antico”).
Giugno '73 – Fabrizio De André
Le fughe dalla realtà. Le fughe e basta. I rifugi. Le bugie. Le illusioni. Le amiche (che ancora mi parlavano). E io dico che è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati...
Five Years – David Bowie
Le dissertazioni storiche. Le analisi dei testi. Le chiacchierate. I forum. Le poesie perdute (letteralmente: una persona si è tenuta l'unico, o quasi, libro di poesie che avevo a quel tempo!). La sua tristezza. La mia incapacità. La paura.
Hallo Spaceboy – David Bowie
Le mattine fredde. Il liceo. Lo studio. Le simulazioni. Le bestemmie. La fatica. Berlino. E il Ka-De-We. Tenersi per mano. Le ore gelide (le più calde). I professori. Le bidelle. La felicità, prima del baratro.
I'll be your mirror – Velvet Underground & Nico
La canzone più bella mi sia mai stata dedicata. Mi ricorda le ore al telefono. Le vaccate. Le chattate. Il treno. Le ferite profonde. La consapevolezza. Di momenti che non ritornano.
Poi T-Rex, The Beatles, Janis Joplin e così via...
Tutti questi nomi han fatto di me ha fatto di me una sorta d'incorruttibile. Perciò è difficile ammettere che ci sono canzoni di altri autori che possono farmi emozionare, fin quasi alle lacrime. Autori come Marco Masini, Vasco o Ligabue... un'onta alla mia reputazione!
Eppure, c'è un ricordo preciso per ciascuna canzone. Un ricordo allo stesso tempo felice e doloroso, molto doloroso, che preferisco tenere racchiuso, protetto dagli sguardi della rete.

Avrete forse notato che mancano del tutto la musica classica e la musica sacra. Una castrazione dovuta alla mia logorrea: non avreste retto anche a quelle, fidatevi! È per il vostro bene, dico davvero.

Concludo. Con una canzone che racchiude tutto quello che avete letto. Una canzone che dice: “Certe volte ho la sensazione di essere tornato ai vecchi tempi, molto tempo fa. Quando eravamo ragazzi, quando eravamo giovani, tutto sembrava così perfetto. Sai?
I giorni erano senza fine; eravamo pazzi, eravamo giovani! Il sole splendeva sempre e vivevamo solo per divertirci.”

venerdì 6 gennaio 2012

The door to dreams was closed

Sempre per la legge "se cerchi qualcosa in camera tua troverai di tutto, tranne quello che cerchi", ho trovato un foglio databile, secondo alcuni studi compiuti sui diversi strati di polvere rinvenuta sullo stesso, tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, con una lista di cose che avrei dovuto fare/comprare una volta avuto uno stipendio.
Premesso che non ricordavo nemmeno di aver scritto quella lista, ho scoperto -- con somma gioia! -- che tre cose su quattro le ho realizzate, da quando ho avuto il lavoro, in meno di due anni.
Il quarto punto resterà irrisolto ancora a lungo, temo finché non cambierò casa! O così mi disse mia madre quando le accennai al fatto che avrei voluto farmi un tatuaggio... ops.
Comunque, siccome c'è qualcuno che ci tiene ai miei sogni, ho di recente iniziato a scrivere una "life list" (la lista delle cose da fare prima di morire, insomma) e poi anche i propositi per il 2012. Chiaramente alcune voci coincidono. Allora, intanto, vediamo cos'ho intenzione di fare in quest'anno iniziato davvero bene:
  1. andare a un concerto di Elio e le storie tese (ho i biglietti in camera! Finalmente!!)
  2. rivedere una persona che non vedo da anni (per pigrizia e per paura)
  3. fare qualche altro coming out (ad esempio, il mio migliore amico potrebbe essere un inizio)
  4. andare alla mostra della Pixar prima che chiuda
  5. andare a trovare un'olandesina con 8 metri di gambe (se poi sono 7 e qualcosa, mi accontento, eh!)
Last but not least. Il proposito dei propositi: godersela finché dura!

Buon 2012, gente! 



(1) citazione del titolo da "Time" di David Bowie