mercoledì 25 gennaio 2012

Legge di gravitazione universale*

Qualche giorno fa, mi è capitato di leggere in un mensile, un decalogo per la navigazione sicura. Si riferiva ai genitori che, spesso, non sono abbastanza evoluti tecnologicamente per tener d'occhio i figli “nativi digitali”.

Ora vediamo questo decalogo (a mio modo di vedere, abbastanza sciocco):
  1. Utilizzare uno pseudonimo, mai il proprio nome intero.
    Già. Come su Facebook, insomma.
  2. Mai pubblicare online i propri dati personali (conto corrente, numero di telefono...).
    Se il figlio ha già il conto corrente, significa che è anche grande abbastanza per non ascoltare più i genitori e i loro consigli. Oppure è viziato, e non li ha mai ascoltati. Il risultato non cambia.
  3. Collocare il computer in una stanza frequentata dal resto della famiglia.
    Questo consiglio è un buon motivo per andare all'internet point o in qualche altro posto dove la gente si fa gli affari suoi e non ti chiede ogni 3x2 come mai stai ridendo al pc. Sì, perché, per i genitori, sembra che sia difficile capire che, quando siamo davanti allo schermo, non parliamo col computer, ma con qualcuno che sta dall'altra parte... e che quel qualcuno può essere tanto simpatico da farci ribaltare dalla sedia.
  4. Imporre limiti di tempo nell'utilizzo del pc.
    Questo è un buon punto, ma per fortuna i miei mi hanno sempre ritenuta abbastanza intelligente da sapermi gestire in libertà.
  5. Non accettare incontri nella vita reale con persone conosciute sul web.
    Un consiglio, al contrario del precedente, poco intelligente. Dimostra apertura mentale pari a zero. E paura del prossimo a mille. Ansia esagerata. E voglia di vivere nel terrore... che, a me, manca.
    Io, senza quegli incontri, non so se sarei qui. “Qui” nel senso di “ancora viva”. Senza Alice, Andrea, Marta, Veronica... dove sarei finita? Come sarei arrivata a 22 anni senza conoscere qualcuno che andasse oltre i pregiudizi?
    Quegli incontri erano (e sono) qualcosa a cui aggrapparmi, in una realtà che non mi piace(va). Un'ancora di salvezza. Una fuga, in un'altra realtà, sempre vera, ma più lontana. Una fuga dai miei genitori.
    Sì, perché alcuni incontri li ho avuti a loro insaputa. Che incosciente!, è vero, ma voi ve lo ricordate com'è sentire il brivido della libertà? Com'è pensare che, a voi, niente può andare storto? Com'è sentirsi, in un certo senso, immortali?
    Magari voi avete fumato, o bevuto, o provato droghe, all'insaputa dei genitori, per avere la stessa sensazione. O magari avete comprato un giornalino con le donne nude. O magari avete fatto sesso con qualcuno che ai vostri genitori stava proprio sul gozzo. O magari avete corso con il motorino dei vostri amici (i vostri genitori, di motorino, non ne volevano sentir parlare!), rischiando letteralmente l'osso del collo.
    E forse io sono stata fortunata, nella mia incoscienza, ma... se siamo qui, lo siamo stati un po' tutti.
  6. Non salvare la propria password su computer di cui non si ha il controllo (internet point...).
    Incosciente sì, ma proprio pirla no.
  7. Non svelare mai le proprie debolezze o confidenze ad estranei conosciuti sul web.
    Certo. E twitter l'hanno inventato per discutere di filosofia, etica e massimi sistemi.
  8. Non rispondere mai a messaggi provocatori o violenti (avvertire semmai la polizia postale).
    Certo. E internet ha avuto tanto successo perché ci annoia a morte. Se non usi l'anonimato del punto 1. per flirtare e/o litigare con chiunque (o quasi), a cosa serve, scusa?
  9. Installare dei filtri antivirus per non incappare in siti pornografici.
    Con Ubuntu non ci sono problemi: puoi visitare tutti i siti porno che vuoi, senza dover incappare in antivirus rognosi.
  10. L'amicizia non va “collezionata”, va amata.
    Quest'ultimo consiglio cosa c'entra con la navigazione sicura? Gli approfittatori e i falsi amici sono esattamente gli stessi della vita reale. Purtroppo.
Tornando a ciò che ho detto al punto 5., io iniziato la mia navigazione in solitaria ancora minorenne (avevo 14-15 anni). Negli anni, ho incontrato circa una decina di persone dal vivo. La metà, o di più, senza che i miei sapessero nulla, almeno del primo incontro.
Ho condiviso con queste persone alcune esperienze indimenticabili, momenti importanti della vita: gioiosi e felici (feste di capodanno, compleanno, laurea...), ma anche momenti terribili. Di queste persone, ho spesso conosciuto le persone più care, e le famiglie mi hanno accolto come una seconda o terza figlia.
Alcune di queste persone le conosco da oltre 7 anni. Altre da pochi mesi.
Su internet, se sei particolarmente fortunato/a, incontri persone che, come gli amici veri, non ti abbandonano più. Altrimenti, come gli “amici” veri, ti cercano solo quando hanno bisogno.
È la vita, online o offline cambia poco. La realtà virtuale non è diversa dalla realtà reale. Le persone sono sempre le solite. Fanno sempre le stesse cose, le stesse stronzate, gli stessi errori...
Il bello di internet è che hai una maschera, un nickname che ti permette di essere sincero. Un moderno Oscar Wilde direbbe: “L'uomo è tanto meno sé stesso quanto più parla in persona propria; dategli un account anonimo e vi dirà la verità.”


Vorrei dedicare questo post alla mia personalissima Squadra Speciale...
che alle Charlie's Angels je fa 'n baffo.
Loro sanno. Forse. :)


* non chiedetemi il perché del titolo. C'è l'ha. Ma è meglio che resti sconosciuto ai più.