domenica 22 luglio 2012

Soltanto parole, parole, parole?

Vi chiedo scusa, lettori miei, cari e adorati. Chiedo scusa - se siete stati qui ad aspettarmi - perché non scrivo da un po' (troppo).
Non scrivo da un po' perché mi sono presa male col Citizen Post [spot: seguiteci su FB e twitter, mi raccomando!] e altri impegni extra-rete.
Uno di questi impegni mi ha portata tre giorni in montagna... non montagna-montagna, quella da scalatori, ma quella dolce da bambini e anziani in villeggiatura.

Ho passato tre giorni a divertirmi, sì, ma non solo: ho incontrato vecchie conoscenze e ne ho instaurate di nuove; ho parlato con tanta gente e sono stata gentile con tutti - be', quasi! Non sono mica Madre Teresa, caSSo!
Ho parlato, tra gli altri, con alcune donne anziane, nonne un po' sole e tristi perché non sono più autosufficienti, perché non possono più alzarsi all'alba, o anche prima, per andare a lavorare e non riescono nemmeno a raggiungere la piazza a piedi.
Ho parlato con una badante polacca, che si è quasi messa a piangere nel ricordare casa sua, la sua famiglia e quanto le manca.
Ho parlato anche - pensate - con un giornalista cieco, che girava col suo registratorino a raccogliere interviste e informazioni.
Ho parlato, infine, con donne e ragazze che - piene di gioia e altruismo, e senza retorica - compiono un mestiere delicato, quello di clown di corsia, e che, in questo momento, sono impegnate soprattutto nelle zone terremotate dell'Emilia.
Insomma, ho parlato con tutti coloro che avevano qualcosa da raccontare, anzi, meglio: con tutti coloro che avevano voglia di raccontare qualcosa (e sono molti, e spesso inascoltati). E io non mi sono tirata indietro, mai. Anche nel tentativo di essere l'esempio migliore per mio nipote - che entra ora nella fase cosciente e inizia ad assimilare cosa "si fa" e cosa "non si fa" -, affinché impari a non essere troppo stronzo o troppo timido per interagire col mondo e ascoltare cos'ha da dire.
Sicuramente qualcuno l'ha detto prima di me e meglio di me, ma il punto è che esistiamo solo nella memoria, attraverso gli altri, perciò posso dire - e con una punta d'orgoglio - che quelle persone, o almeno parte di loro, vivrà grazie a me, dentro di me.
Sperando di avere buona memoria.